
Francesca Crivellaro, Segretaria Generale FLAI Cgil Padova: "Dopo mesi di estenuanti trattative, il 31 luglio scorso era stato finalmente firmato il rinnovo del CCNL del settore Industria Alimentare con tre associazioni datoriali – Unionfood, AssoBirra e ANCIT – che fanno parte di Federalimentare mentre le restanti 10 associazioni che la compongono hanno accettato solo l'aumento contrattuale (e solo nella sua prima tranche valevole fino ad agosto 2021) senza riconoscere la parte normativa che regola quell'accordo.
Il mancato riconoscimento dell'intero accordo da parte di quelle 10 associazioni datoriali è un autentico e irriconoscente schiaffo tirato in faccia ai lavoratori del settore, soprattutto se consideriamo che, durante la pandemia, non solo il settore non ha avuto nessuna crisi paragonabile a quanto successo ad altri settori – anzi, ovunque i margini di guadagno sono stati più che buoni – ma soprattutto ha potuto contare sull'affidabilità e lealtà dei lavoratori che spesso, anche con conseguenze per la propria salute (e alcuni focolai, non lontano da noi, ce lo hanno dimostrato), hanno continuato a lavorare permettendo che i prodotti alimentari arrivassero, prima nei supermercati e poi nelle case degli italiani. Tutto inutile, le associazioni datoriali se lo sono già dimenticato. E pensare che ci sono aziende che questi lavoratori li chiamano "collaboratori" come se il loro rapporto fosse alla pari!
Alla luce di tutto questo è giusto che i lavoratori di quelle aziende che aderiscono ad una di quelle 10 sigle che non hanno sottoscritto il contratto del 31 luglio scorso, sappiano quali sono gli effetti positivi che, con la mancata sottoscrizione, perderanno. Soprattutto, perché – avendo queste 10 sigle accettato la prima tranche degli aumenti salariali previsti dall'accordo – gli effetti si vedranno con il nuovo anno. Insomma: apparentemente, tutti i lavoratori vedranno aumentare la loro busta paga ma per alcuni ci saranno ulteriori vantaggi economici e normativi, mentre gli altri (e cioè la maggioranza) resteranno al palo.
Ecco, in sintesi, di quali vantaggi verranno privati i lavoratori da parte delle aziende, non firmatarie dell'accordo, da cui sono assunti:
- Aumento salariale a regime di 119 euro. Al momento, l'aumento previsto nella prima tranche dell'accordo è di 84 euro. Da fine agosto 2021, per i lavoratori la cui azienda ha sottoscritto l'accordo sarà di 119 euro, per gli altri (la maggioranza) no.
- Riconoscimento di comunità di sito. Significa che i lavoratori in appalto che operano all'interno dello stabilimento dell'azienda madre, a determinate condizioni, potranno fare all'interno di quello stabilimento l'assemblea che precede il rinnovo del loro contratto nazionale. Accanto a questo vi è una vera lotta ai contratti pirata, vale a dire che le aziende appaltatrici avranno l'obbligo di utilizzare il Contratto Nazionale del settore merceologico delle attività appaltate, sottoscritto dalle Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative. Si tratta di un primo passo, sicuramente ancora insufficiente ma nella giusta direzione, per uniformare diritti e tutele di tutti i lavoratori che pur lavorando nel medesimo luogo e con le stesse mansioni hanno regimi normativi e salariali diversi.
- Aumento a 30 euro, per 12 mensilità, del trattamento economico in caso di mancata contrattazione di secondo livello. Significa che quelle aziende che non hanno contrattato un premio ai propri dipendenti per il raggiungimento di certi obiettivi, saranno obbligate ad erogare 30 euro come somma sostitutiva.
- Lotta alla discriminazione.
- Più salute e sicurezza sul lavoro
- Ampliamento dei congedi parentali
- Normativa sul lavoro agile, diritto alla disconnessione e tutela della privacy
- Diritto alla Formazione.
E altro ancora.
A conclusione, ribadiamo il carattere innovativo insito in questo accordo che, tra le varie cose, prevede anche, a partire dal 1 aprile 2023, l'introduzione del cosiddetto IAR (Incremento Aggiuntivo della Retribuzione) pari ad una media di 35 euro che andranno ad incidere nella parte alta della busta paga e quindi su tredicesima, quattordicesima e TFR. E non si tratta di un "bonus una tantum" ma di una quota stabilizzata e derivante da una redistribuzione dei profitti delle aziende del settore su base nazionale.
Naturalmente, sarà nostra cura far capire alle aziende che ai lavoratori non piace venire sfruttati e presi in giro, a maggior ragione quando registriamo che alcune di loro, anche quelle decisamente importanti, stanno iniziando a sottoscrivere quel contratto, segno inequivocabile che si tratta di una giusta mediazione tra le parti. Abbiamo già iniziato una serie di iniziative: volantinaggio, banchetti informativi, assemblee per tutti i lavoratori. Se l'atteggiamento degli industriali non cambierà significativamente, in piena sintonia con Fai Cisl e UilA, abbiamo in calendario altre iniziative. Alcune saranno pure clamorose. Intanto a partire dal 9 ottobre abbiamo deciso di indire 4 ore di sciopero per turno. Ma se non cambiano le cose sarà solo l'inizio. Li abbiamo avvisati".