
Italo Forme Srl è un'azienda che produce forme per scarpe. La sua sede principale è a Este, ma ha filiali in diverse regioni italiane: Fossò in provincia di Venezia, Sona in provincia di Verona, Casarano in provincia di Lecce, Fucecchio in provincia di Firenze, Civitanova Marche in provincia di Macerata.
Attualmente vi operano 66 dipendenti, di cui 42 nel nostro territorio. Nel 2009 i dipendenti erano 90.
La crisi economica ha inciso pesantemente sulla produzione, che è passata dalla realizzazione di 236.000 pezzi nel 2006 ai 158.000 pezzi nel 2018. Il fatturato ha, ovviamente, seguito la stessa dinamica: in appena tre anni (2015 - 2018) si è passati da 5.268.071 euro a 3.953.680 euro.
La contrazione del mercato è alla base dell'ennesima procedura di mobilità , aperta lo scorso 9 maggio, e che riguarda 12 persone, tutte impiegate nel sito di Este.
Giovedì 23 maggio si è svolto un incontro tra i sindacati e la proprietà presso la sede di Confindustria a Este.
"E' stata analizzata la situazione - hanno dichiarato Simone Ferraretto, della segreteria provinciale della Fillea Cgil, e i rappresentanti della Rsu - e si è passati dai 18 esuberi, paventati informalmente, ai 12 ufficiali. Su questo stiamo conducendo la trattativa.
Il prossimo incontro è previsto per mercoledì 5 giugno, nella stessa sede.
Il nostro obbiettivo è scongiurare i licenziamenti. Anche considerando i sacrifici che i lavoratori si sono resi disponibili a sopportare in questi anni, nel corso dei quali sono stati utilizzati a più riprese gli ammortizzatori sociali. Il contratto di solidarietà è terminato il 15 aprile 2019.
Gli ultimi licenziamenti risalgono al 2013, con la procedura di mobilità che ha coinvolto 5 persone.
Non intendiamo accettare ulteriori tagli della forza lavoro e siamo convinti che la professionalità dei dipendenti, insieme agli investimenti in innovazione, sia determinante per rilanciare un'azienda che ha tutte le caratteristiche per competere sui mercati.
La Bassa padovana, che sta subendo ormai da tempo una vera e propria desertificazione industriale, non può sopportare un incremento della disoccupazione e altre famiglie senza più i mezzi per sostenersi".