da un articolo di Riccardo Sandre sul Mattino di Padova (sito)
Crescono del 62% in 5 anni le dimissioni in periodo di maternità in provincia. A rendere noto il fenomeno è la Direzione territoriale del lavoro di Padova: nel 2011 erano 404 le dimissioni convalidate dal servizio ispettivo del ministero del Lavoro mentre alla fine dell'anno scorso questo numero ha raggiunto le 655 unità . L'anno scorso oltre il 40% delle motivazioni avevano a che fare con la mancanza di welfare di supporto: quasi un genitore su cinque (la legge tutela sia i padri che le madri) adduceva come causale delle dimissioni il mancato accoglimento al nido (19%), un genitore su dieci la mancata concessione del part-time orario o di una flessibilità dei turni di lavoro (11,5%), mentre l'8,9% del campione segnalava come motivazione alle dimissioni l'elevata incidenza dei costi per la cura del neonato. «I dati spiegano chiaramente come si stia assistendo, a Padova come altrove, a un'autentica regressione sui temi della tutela della genitorialità », spiega Alessandra Stivali, della segreteria provinciale della Cgil di Padova. «L'Italia secondo alcuni studi Ue è penultima in Europa per capacità concreta di conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita: manca la flessibilità oraria nei posti di lavoro, manca la cultura della tutela della maternità ma mancano anche le reti strutturate di supporto. La Regione finanza gli asili nido ma senza una programmazione che garantisca una vera copertura del servizio. Ben 17 grandi comuni del padovano non hanno strutture a supporto dell'infanzia mentre chi può usufruirne paga rette che mediamente costano 385 euro al mese. Gli asili nido pubblici sono poco più di una settantina per gli oltre 42 mila bambini della provincia e chi rimane senza lavoro non ha diritti a riduzioni dei costi nel mercato privato». La sproporzione tra uomini e donne che si dimettono per motivi legati alla genitorialità , poi, è enorme: nel 2015 solo il 13% delle dimissioni legate alla nascita di un figlio arrivano da un uomo e la motivazione, nella grande maggioranza dei casi, è legata ad un cambiamento di posto di lavoro, mentre per le donne l'assenza di un welfare di supporto diventa centrale. «La tutela della maternità e del lavoro femminile sta scomparendo per prima nella cultura», spiega Stivali. «Basti pensare alle ultime dichiarazioni di Bertolaso sulla maternità della rivale Meloni alla guida del Campidoglio. Una visione sbagliata e controproducente se è vero che, secondo le Nazioni Unite, il lavoro femminile rimane un contributo determinate allo sviluppo economico».