
Continua l'altalena di dichiarazioni sulla possibile riforma pensionistica. Il Premier quasi la promette, il ministro dell'Economia nicchia. Si rincorrono varie ipotesi sulla flessibilità in uscita, con continue fughe in avanti seguite da perentorie marce indietro. Questa ridda di voci non fa bene a nessuno, soprattutto ai giovani che sperano di entrare finalmente nel mondo del lavoro anche grazie alle uscite dei lavoratori più anziani. Il rischio è che, ancora una volta, sulle nuove generazioni si investa solo a parole e che, nei fatti, tutto resti fermo.
Questa situazione è determinata dalla famigerata legge Fornero, che ha ingessato il sistema. Continuare a lasciarla così com'è, senza mettervi mano, equivale a penalizzare tantissime persone, gettare nella disperazione migliaia di lavoratori esodati e impedire l'ingresso nel mondo del lavoro di moltissimi ragazzi. Lo stiamo dicendo da tempo a tutti i livelli e la risposta è sempre la stessa: "Il sindacato tutela i garantiti". Sembra davvero di parlare fra sordi.
A pagare un prezzo salato sono anche molte donne lavoratrici, le cui esigenze sono state totalmente ignorate, quasi che lavorare sia per loro una colpa. Nemmeno una scelta, di fatto penalizzante, come quella dell'opzione donna è stata mantenuta in piedi, costringendo così le donne ad aver come unica opzione la pensione di vecchiaia perché quella anticipata (con i 41 anni e sei mesi per intenderci) è praticamente irraggiungibile per carriere spesso discontinue a causa del carico di lavoro di cura familiare. Lo ha detto anche Papa Francesco: più rispetto per le donne, il cui ruolo è determinante per tenere insieme una comunità .
Su questi temi vorremmo che tra Governo e Sindacati finisse la guerra e si provasse, come già era stato fatto nel 1995 con la riforma Dini, a trovare insieme la via d'uscita da una paralisi che non non fa bene a nessuno. Dobbiamo infatti smentire una volta per tutte la leggenda degli interessi contrapposti tra i giovani e gli anziani. La necessaria modifica della Legge Fornero dimostra senza possibilità di smentita che gli interessi possono essere convergenti e che solo chi vuole conservare i privilegi dei più ricchi alimenta guerre infondate tra quanti invece devono allearsi per costruire una società più giusta. La soluzione che indichiamo sarebbe oltretutto utile anche agli imprenditori, che troppo spesso parlano di flessibilità in entrata, senza comprendere quanto decisiva sia la flessibilità in uscita per ringiovanire la platea dei lavoratori e non trattenere in azienda chi invece ha già dato tutto ciò che poteva.
Un'ultima annotazione va fatta a proposito dei privilegi degli anziani a scapito dei giovani. Non si parla mai del carico fiscale dei pensionati che, in Europa, è il più alto. l'Irpef versata dai pensionati, secondo la stima del prof. Pizzuti dell'Università di Roma, sembra che ammonti a circa 48 miliardi, ossia tre punti di Pil. I pensionati, come ha lucidamente scritto Luciano Gallino, continuano a fornire allo Stato, anno dopo anno, i soldi per pagare le anticipazioni che ha versato all'Inps per tappare i buchi di varie gestioni previdenziali (21 miliardi), e inoltre a contribuire con 24 miliardi al derelitto bilancio pubblico. "...Per cui, prima di bastonarli come si usa da tanti proporre, bisognerebbe considerare la loro reale posizione economica, e soprattutto usare in modo corretto e completo i dati del sistema previdenziale...". Si tratti di numeri che andrebbero presi in considerazione anche sulla delicata questione della rivalutazione delle pensioni, soprattutto di fronte alla ragionevolezza delle proposte del Sindacato, che mirano semplicemente a garantire il potere d'acquisto delle pensioni più basse.
E' per tutte queste ragioni che aderiamo con convinzione alla mobilitazione che CGIL, CISL e UIL hanno avviato sul tema PENSIONI, perché è da qui che si può costruire un nuovo Patto sociale che ridia pari dignità ai giovani e agli anziani del nostro Paese
Rosanna Bettella
Segretaria generale SPI CGIL Padova