
La legge regionale 23 del 2012 emanava il nuovo PIANO SOCIO SANITARIO REGIONALE che aspettavamo tutti da 16 anni. Il PIANO ha valenza 2012/2016 e quindi mi sembra più che opportuno provare a tirare le somme. L’avevamo salutato positivamente perché di fatto veniva riproposto e, anzi, accentuato, il modello veneto di forte integrazione socio-sanitaria che in molte parti d’Italia e non solo ci invidiavano.
Tutto era ed è imperniato sul rapporto stretto OSPEDALE /TERRITORIO. Da una parte si riducono i posti letto perché in ospedale bisogna starci il meno possibile e con il progresso grande della medicina questo è sempre più una realtà , dall’altra c’è sempre più bisogno di assistenza, di strutture intermedie, di servizi diagnostici e specialistici dal momento che, visto l’allungamento della vita, è sempre più presente la cronicità .
Bene, a che punto siamo?
A distanza di 3 anni possiamo dire, senza paura di essere smentiti, che si muove ben poco.
Gli ospedali di comunità sono rimasti sulla carta, non solo nella nostra provincia ma in tutto il veneto, le URT (Unità riabilitative territoriali) lo stesso, se non qualche riconversione di strutture obsolete che riacquistano così un po’ di smalto. L’ultima sentita è che, in alta padovana, spariscono di fatto i SAPA ( servizi temporanei ad alta integrazione Alzheimer) e quei posti diventano URT. E questo a scapito dei pazienti e dei loro familiari perché i posti SAPA prevedevano il pagamento della sola quota alberghiera mentre quelli URT sono a totale carico del paziente.
E’ appena stata firmata la convenzione a livello regionale (sulla scia di quella nazionale), con i medici di medicina generale. Finalmente! Questo per noi è un fatto molto positivo, ma ora bisogna darle gambe, realizzare quello che medici e regione si sono impegnati a fare, e cioè la Medicina di Gruppo Integrata, come ulteriore sviluppo delle Cure primarie e nell’ottica di un servizio H12 che, nell’integrazione con i Medici di continuità assistenziale ( la Guardia medica per intenderci) diventerebbe H24.
Sarà una decisione dei medici, una volta individuata la sede dove realizzare il gruppo, mantenere o meno gli ambulatori attuali. Se per la città forse questo è un problema relativo, anche se bisogna sempre fare i conti con la tipologia degli utenti e con la rete dei trasporti, le cose si complicano per quei comuni con molte frazioni o, soprattutto, se il gruppo è fra medici di comuni diversi.
Se da una parte la possibilità nell’arco delle dodici ore di trovare in un dato luogo sempre un medico a disposizione è importantissima, dall’altra non bisogna sottovalutare le difficoltà per una certa categoria di persone, in particolar modo gli anziani, di spostarsi autonomamente.
Un’altra riflessione altrettanto importante, proprio alla luce di quell’integrazione socio-sanitaria di cui spesso ci vantiamo, è se questo accordo può essere foriero della realizzazione finalmente di un Distretto socio-sanitario forte in cui le persone possano trovare la maggior parte delle risposte ai loro problemi, compresi i codici bianchi e gialli, facendo perdere all’ospedale quella centralità deleteria che lo vede come l’unico luogo in grado di risolvere e esaurire tutti i problemi di salute. Questa è per noi la vera sfida, questa è la strada che ci auguriamo venga percorsa.
Rosanna Bettella
Segretaria generale Spi Cgil Padova