
Siamo il Paese con le più alte disuguaglianze e non si sta facendo nulla per farle diminuire. Anzi, in alcuni casi, si accentuano.
Con la recente legge di stabilità, il Governo riformulando il testo approvato alla Camera ha tolto la penalizzazione (cosa che auspicavamo da tempo) per le pensioni maturate prima del compimento dei 62 anni ma, e qua sta la discriminazione, solo per quelle con decorrenza dal 1° gennaio 2015. Quelle in essere dall'1.1.2012 al 31.12.2014 rimangono penalizzate e per la maggior parte sono quelle delle donne. Infatti dai dati forniti dall'INPS tra il 2012 e il 2014 sono andati in pensione con le famigerate penalizzazioni 11.825 donne e solo 3.338 uomini da gestioni private e 9.432 donne e 772 uomini da gestioni pubbliche. Le donne continuano ad essere le più penalizzate anche perché le loro pensioni continuano ad essere le più basse. A ingiustizia si aggiunge ingiustizia! E' questa una disparità di trattamento che dovrà essere sanata.
Nella nostra provincia nel 2013 il reddito medio delle pensioni delle donne si è attestato a 13.791,56 euro lordi annui contro i 20.739,56 euro degli uomini. Se a questo dato aggiungiamo anche le penalizzazioni, il quadro si fa ancora più desolante!
Nessun sostegno ai redditi da pensione è stato messo in campo. Se poi aggiungiamo gli oneri riflessi a causa degli ulteriori tagli previsti per le Regioni (4 miliardi) e per i Comuni (1.200 miliardi), capiamo bene che non c'è da stare allegri. La nuova "Local Tax" come sarà? Dalle notizie che circolano accorperà vari tributi in nome della semplificazione ma diminuirà il carico fiscale oppure sarà come con la TASI che alla fine molti hanno pagato di più? E la rivalutazione catastale degli immobili prevista prossimamente? Per i tanti anziani che vivono soli in case anche grandi cosa significherà? Senz'altro pagare di più. C'è ancora tanta confusione che impedisce di vedere con chiarezza cosa ci aspetterà.
E' necessario per questo continuare la mobilitazione dei pensionati, per questo lo SPI CGIL assieme a FNP CISL e a UILP UIL, continuerà a chiedere a gran voce che gli 80 euro siano estesi anche ai redditi da pensione, che sia innalzata la soglia della "no tax area" equiparandola a quella del lavoro dipendente (8.000 euro), che la semplificazione amministrativa non ricada sempre sui più deboli.
Prima o poi ci auguriamo che il Governo capisca che il rilancio dei consumi, per contrastare la deflazione, passa inesorabilmente attraverso il reddito rivalutato di tante pensionate e pensionati (circa 16 milioni e mezzo di persone) e che fra un po' anche i loro risparmi di cui ci si fa vanto (sì perché sono per la maggior parte pensionati i maggiori risparmiatori del nostro Paese) finiranno.
Rosanna Bettella
Segretaria generale SPI CGIL di Padova